Un tweetstorm globale per chiedere la fine del trasporto degli animali vivi
Ieri il tweetstorm promosso da CIWF in tutta l’Unione europea ha coinvolto anche Animal Equality e tante altre associazioni per la difesa degli animali in occasione della Giornata internazionale di sensibilizzazione contro il trasporto degli animali vivi.
La settima edizione della Giornata internazionale di sensibilizzazione contro il trasporto di animali vivi ricorda infatti ogni 14 giugno la tragedia delle esportazioni di animali vivi avvenuta nella stessa data nel 2015, quando 13.000 pecore persero tragicamente la vita durante un lungo viaggio in mare dalla Romania alla Somalia. Durante il tragitto migliaia di pecore morirono per disidratazione, fame e sfinimento.
Animal Equality insieme a tante ONG internazionali si è unita alla richiesta promossa da CIWF e ha rivolto il tweetstorm al ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli per chiedere anche all’Italia di sostenere un bando europeo che fermi una volta per tutte il trasporto degli animali vivi.
Ogni anno, centinaia di milioni di animali vivi, tra cui vitelli, pecore e maiali, vengono trasportati su strada, ferrovia, mare o aria nel mondo, venendo così sottoposti a sofferenze e stress inutili e crudeli. L’Unione europea da sola ne esporta quasi 230 milioni. Durante il viaggio, gli animali spesso sono costretti in condizioni orribili di sovraffollamento e soggetti a temperature estreme.
Quest’anno, i cittadini hanno un’occasione unica per influenzare la legislazione dell’Unione europea, poiché le istituzioni sono chiamate a una “verifica di idoneità” del regolamento sui trasporti e la Commissione europea si è impegnata a rivedere questa legislazione. Per questo motivo le associazioni hanno supportato la lettera inviata da CIWF al ministro Stefano Patuanelli, esortandolo a mettere all’ordine del giorno questa importante questione durante la riunione del Consiglio dei Ministri del 13 giugno.
La Giornata di sensibilizzazione Ban Live Exports lanciata da Compassion in World Farming nel 2016 si tiene ogni anno e riunisce cittadini e associazioni di tutto il mondo per protestare contro questa pratica crudele e inutile.
Quest’anno a Londra, celebrità e personalità di spicco, tra cui la star di Harry Potter, Evanna Lynch, l’attore di Downton Abbey e After Life, Peter Egan, si sono uniti all’iniziativa promossa da Compassion in World Farming per protestare contro il trasporto di animali vivi. La manifestazione del 14 giugno ha messo in evidenza i viaggi estenuanti che gli animali allevati devono affrontare quando vengono esportati all’estero dalla Gran Bretagna per essere macellati.
Secondo le attuali norme dell’Unione Europea, i maiali possono essere trasportati senza sosta nei camion per 24 ore e la maggior parte degli ovini e dei bovini per 29 ore, con un solo ‘riposo’ di un’ora durante il viaggio. Si tratta di una pratica crudele e inutile, che non può continuare. È fondamentale che i cittadini italiani si attivino per mostrare il loro sostegno al bando europeo del trasporto di animali vivi in occasione della Giornata internazionale di sensibilizzazione. Vogliamo che i responsabili politici dell’Unione vedano la portata del sostegno pubblico per porre fine a questa vile pratica e che colgano questa opportunità per rivedere senza indugio la legislazione sui trasporti.
Le associazioni aderente alla Giornata internazionale di sensibilizzazione contro il trasporto degli animali vivi.
Il tweetstorm del 14 giugno fa parte di una campagna a livello europeo che chiede ai membri nazionali del Consiglio AGRIFISH di mostrare il loro sostegno al divieto europeo del trasporto di animali vivi. Esiste anche una petizione contro le esportazioni di animali vivi nell’UE – organizzata congiuntamente da Compassion in World Farming, Four Paws, Animals International e WeMove Europe – che, ad oggi, ha raccolto più di 900.000 firme.
Ogni cittadino può fare la propria parte per supportare la richiesta di un bando europeo e fermare il trasporto di animali vivi risparmiando la sofferenza di milioni di animali in tutta Europa, anche scegliendo di tenere queste sofferenze fuori dal proprio piatto.