Con i cibi a base vegetale senza carne né derivati che guadagnano terreno fra i consumatori, le grandi aziende devono pensare a nuovi modi per rimanere competitive. È il caso di Tyson Foods, un fornitore di carni di pollo, manzo e maiale il cui nome è - negli Stati Uniti - praticamente sinonimo della parola ‘carne’.
A volte uno sguardo vale più di mille parole. Alcuni sguardi, sono in grado di scavalcare qualsiasi tipo di barriera e parlare un linguaggio universale, comprensibile a chiunque abbia un cuore abbastanza aperto per ricevere quel determinato messaggio. Spesso infatti, l'incomunicabilità è più una questione legata ai destinatari che ai mittenti.
Siamo stati abituati a pensare che determinate sensazioni, sentimenti e valori siano una prerogativa esclusiva dell’essere umano. Pensiamo che gli animali siano inferiori a noi sotto qualsiasi aspetto. Li trattiamo come merce di nostra proprietà e ci arroghiamo il diritto di decidere che vita devono condurre o quando e come devono morire.
È un fatto che molte persone si preoccupino di assumere sufficienti livelli di acidi grassi essenziali quali l’omega-3 e l’omega-6, specialmente qualora si scelga di seguire una dieta vegetariana o vegana. Per anni, le fonti più conosciute e sponsorizzate di omega-3 sono state il pesce e l’olio di pesce.
L'industria della carne è responsabile ogni anno della morte di circa 70 miliardi di animali. In questo numero drammaticamente enorme non vengono calcolati i pesci ed i crostacei. Nove allevamenti su dieci sono di tipo intensivo. Negli Stati Uniti stiamo parlando del 98% degli allevamenti. In Europa invece dell'80%. Il 98% degli animali uccisi nel mondo viene ucciso per cibo, ad un ritmo di 6 milioni di vite spezzate ogni ora.
Tutto quello che mangiamo ha un impatto ambientale. Ma le diete a base di carne sono una delle principali fonti di gas serra. Le attività agricole rappresentano il 24% di tutte le emissioni di gas serra ogni anno. Di queste, l'80% è dovuto direttamente o indirettamente ad attività zootecniche, ossia quelle attività che potremmo tranquillamente chiamare allevamenti. Vuol dire che la maggior parte delle emissioni legate alla nostra alimentazione dipendono dalla nostra personale scelta di rinunciare o meno alla carne.